«Nelle quasi 100 strutture che fanno parte della nostra rete, riceviamo pazienti che hanno bisogno di cure ma non possono pagarle. Dai piccoli centri di salute nei villaggi più isolati, fino alle strutture di riferimento come gli ospedali, le persone vengono da noi perché si fidano e perché le visite costano meno. Le risorse che abbiamo però sono scarse sia in termini di fondi che in termini di personale medico qualificato. Chiediamo formazione e partnerariati solidi, per questo ci siamo rivolti al Cuamm». Suor Josephine Adou ha portato a Roma la voce dell’Unione delle religiose e religiosi per la salute e la coesione sociale della Costa d’Avorio (Urssci) ma anche quella di tutte le 133 congregazioni religiose che Cuamm supporta in 26 paesi dell’Africa sub-Sahariana. L’evento organizzato insieme all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede è stata un’occasione per mettere al centro l’impegno di chi è ogni giorno in prima linea e ribadire insieme a istituzioni, fondazioni e partner internazionali e locali, l’importanza di fare rete nella promozione del diritto universale all’accesso alle cure.
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