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Da Iringa a Bologna, per crescere nella cura

«Quando abbiamo iniziato, nel 2019, erano pochi i pazienti in cura. Oggi i numeri sono quintuplicati e ne abbiamo conoscenza grazie al lavoro di prevenzione e agli interventi di screening che effettuiamo all’interno della clinica, ma anche al livello comunitario». Katunzi Muazema è un infermiere tanzaniano, che lavora con il team Cuamm ad Iringa sulle NCDs (malattie non trasmissibili). Lo incontriamo in via San Francesco, nella sede del Cuamm, dove è arrivato dopo una settimana di formazione presso l’ospedale Maggiore di Bologna e in vista del suo intervento all’evento scientifico “La ricerca per una cooperazione sanitaria di qualità” previsto per l’8 giugno a Padova. «La verità è che fino a qualche tempo fa, in Tanzania, le persone ignoravano l’esistenza delle malattie non trasmissibili e quindi non ne riconoscevano i sintomi – aggiunge –. Grazie agli studi, e a questo tempo trascorso a Bologna, ho avuto modo di imparare non solo come fare un ecocardiogramma e un elettrocardiogramma, ma anche come leggere e interpretare i risultati e questo è quello che mi aiuterà di più per il mio lavoro sul campo».

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Chiedi chi sono le Kuplumussane

C’è l’Africa al centro dell’ultimo numero di “Donne Chiesa Mondo”, il mensile femminile de L’Osservatore Romano a cura di Rita Pinci. In un ampio reportage da Beira, che trova uno spazio speciale in prima pagina, Diamante D’Alessio ci racconta della comunità delle Kuplumussane, donne sieropositive abbandonate dai loro compagni e spesso vittime di abusi. Da diversi anni Medici con l’Africa Cuamm supporta e collabora con questa realtà: oggi le Kuplumussane – che in lingua sena significa “donne che aiutano altre donne” – organizzano attività di sensibilizzazione sui temi della salute sessuale e riproduttiva. Nel distretto di Beira sono impegnate anche nei nove consultori in cui opera il Cuamm, in un’area in cui il tasso di prevalenza dell’Hiv tra persone di età superiore ai 15 anni si attesta attorno al 13,2%. Questo reportage è un racconto in cui grazie alle storie di donne come Albertina, Amelia e Nicha si rivela tutta la forza della sorellanza. 

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D+F, la capsule collection dedicata alle donne africane

Dalla ricca e multicolore tradizione culturale dell’Africa nasce la capsule collection D+F di Medici con l’Africa Cuamm, un’idea speciale di due amiche che sostengono il nostro operato. Una selezione di capi realizzati a mano che rendono omaggio alle donne africane: sono le mamme, le ostetriche, le operatrici di comunità e le infermiere che incontriamo ogni giorno. Una gonna è dedicata a Martha: 27 anni, sud sudanese, diplomata in Ostetricia in un paese in cui il 92% dei parti avviene in assenza di una figura professionale. Un gilet ha il nome di Tumaini: una giovane mamma tanzana che affronta il termine della seconda gravidanza nella casa di attesa vicina all’ospedale e chiama la figlia tanto desiderata Nyota, “stella”, che illuminerà la sua vita. L’abito Monique è dedicato ad un’altra donna speciale: già a dieci anni voleva fare l’infermiera e ogni giorno percorre 15 chilometri a piedi per raggiungere l’ospedale di Bangui, in Repubblica Centrafricana. Le loro storie e quelle di tante altre donne che abbiamo incontrato lungo il nostro cammino sono un esempio di volontà, coraggio e speranza per il futuro dell’Africa.

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